“Posso dire banalmente di essere un semplice architetto che si occupa attraverso il progetto, di territorio, città e architettura. Il tema della sostenibilità (o se vogliamo del buon senso) ha bisogno di tempo e di un processo culturale che deve partire da un’azione quotidiana e progredire attraverso piccoli passi.
Quindi quello che cercherò di raccontarvi attraverso il progetto è uno sguardo che, a mio avviso, parte dal territorio.
Il presupposto è che in realtà il problema non è tecnico: la tecnica è la parte più semplice ed è andata molto avanti negli anni. Il tema se vogliamo è politico, è strategico, ed è di volontà e di scelta. Se non si parte dalla presa di coscienza della collettività sarà dura innescare realmente una cultura della sostenibilità. Per cui se non prendiamo atto di tutto questo rimarrà solo un pourparler.
Lavorando tra la Francia e l’Italia, vedremo insieme l’operatività di due grandi stati simili ma allo stesso tempo differenti tra loro. Qui abbiamo logiche completamente diverse ma con obbiettivi comuni. La Francia sta attuando la politica della sostenibilità a partire dal territorio e dalle infrastrutture, tema estremamente importante che poi a cascata arriva all’edificio. Qui da anni è attivo un protocollo sul “carbon zero”, e da anni si costruiscono edifici a “zero emissioni”. Ma anche questo processo, se pur virtuoso, non è sufficiente se non vi è un riscontro su come si disegna i territorio, su come si recuperano le città e di come andiamo a valorizzare questa complessità. Altrimenti ci limitiamo a un puro esercizio di stile.”
Ma la domanda sorge spontanea: quali sono da questo punto di vista le differenze con l’Italia?
“La differenza con l’Italia è che da noi, ad oggi, non vi è una volontà strategica e politica che parta veramente dall’alto. Banalmente la prima scelta verso la sostenibilità è infrastrutturale. Se non saremo capaci di creare delle connessioni sul territorio, facendo in modo che le attività più “dense” ricadano nei “nodi di connessione” (piuttosto che disperse sul territorio). E se su questi nodi non ci sarà una capacità strategica di intervento puntuale. Allora, automaticamente saremo fuori dai processi futuri e della contemporaneità, allo stesso tempo non staremo immaginando una dimensione virtuosa. E forse in questo momento all’Italia manca questa visione.
Mi piace citare una frase Leonardo Da Vinci, che dice: “Ogni nostra cognizione principia da sentimenti”. Amo questa citazione perché vuol dire che ogni volontà è mossa dal sentimento, dalla volontà di intravedere un’idea di futuro.
Penso che il progetto sia:
- Visione e invenzione,
- Realtà e responsabilità,
- Processo e filiera…
- Architettura e sogno.
Ci sono sempre due aspetti che possono apparire contrastanti e opposti, che però vissuti in maniera contemporanea possono caratterizzare entrambi il nostro lavoro.
Forse per certi aspetti penso che abbiamo dimenticato chi siamo.
Noi siamo: Territorio, Paesaggio, Città, Ragione, Architettura e siamo Sentimento!