Vi è mai capitato, in estate, di scottarvi la mano toccando una superficie scura? Vi siete mai accorti dell’elevata temperatura che può raggiungere l’asfalto di una strada durante una calda giornata estiva?
Sui nostri tetti succede la stessa cosa: un tetto piano con superficie in membrana bituminosa nera tradizionale raggiunge con soleggiamento facilmente 80°C in una giornata estiva, e forse anche qualche grado in più.
Ciò dà luogo principalmente a due categorie di problemi:
- l’isola di calore: fenomeno dell’innalzamento della temperatura delle aree urbane rispetto a quella di cui si gode nelle aree rurali, misurato tra 1° e 6°C.
- il consumo energetico: i tetti scuri riflettono una piccolissima parte del calore ricevuto dal sole e, quindi, lo trasmettono all’ambiente interno sottostante, con costi di condizionamento elevati e scarso comfort abitativo.
Il cool roof, in italiano “tetto freddo”, è un tetto contraddistinto da elevata capacità di riflettere l’irradiazione solare incidente e, al contempo, di emettere energia termica nell’infrarosso.
Queste innovative coperture possono fornire un’efficace soluzione al problema del surriscaldamento estivo dei singoli edifici e delle grandi aree urbane.
In California e in altri Stati degli U.S.A. i cool roofs sono da molti anni oggetto di analisi tecnico-economiche estensive e, più recentemente, di attività di certificazione e regolamentazione.
Una significativa accelerazione si è recentemente avuta in seguito ai black-out estivi innescati dall’azionamento simultaneo, nelle ore più calde della giornata, degli impianti di condizionamento e dal conseguente sovraccarico della rete elettrica.
Gli studi svolti hanno dimostrato che i cool roofs possono permettere riduzioni dei consumi per condizionamento e dei carichi elettrici di picco fino anche al 70%.
Tra i provvedimenti normativi a sostegno del Cool Roof oggi possiamo contare: gli standard ASHRAE 90.1 e 90.2, diverse norme di efficienza energetica statali in USA, l’International Energy Conservation Code, il Cool Roof Rating Council in USA e nell’UE, il Codice Energetico per gli uffici in India e altre iniziative in continua crescita. Anche il Green Building Council ne riconosce il grande impatto.
La stessa certificazione LEED®, sempre più ricorrente anche alle nostre latitudini, prevede il contributo alla soddisfazione del credito SS 7.2 “Effetto isola di calore: coperture” (secondo il Protocollo LEED® v4).
In pratica, un cool roof può essere ottenuto applicando alla superficie del tetto uno strato di rivestimento superficiale esterno con colore molto chiaro, preferibilmente bianco, e con carattere non metallico. Un tipo di copertura con simili proprietà può fornire una soluzione sia al problema del surriscaldamento estivo degli edifici, con i suoi negativi effetti sul benessere termoclimatico, sia al correlato problema dell’isola di calore urbana, l’aumento di temperatura rispetto alle campagne circostanti che in estate caratterizza le aree altamente urbanizzate.
Si possono quindi avere vantaggi diretti, connessi al minore riscaldamento del tetto e, di conseguenza, al maggiore comfort termico interno, ai minori consumi energetici e costi di impianto per condizionamento ed al più lento degrado delle strutture edilizie, e vantaggi indiretti, consistenti in una riduzione del surriscaldamento urbano e del conseguente fenomeno dello smog fotochimico, con i costi sociali e sanitari a questi correlati, nonché in minori consumi energetici globali, inferiori carichi di picco sulla rete elettrica e più ridotta immissione di gas serra in atmosfera.