Possiamo lasciare che la Natura faccia il suo corso?
Allora la risposta potrebbe essere: lasciamo tutto com’è! Permettiamo magari solo ai biologi di attaccare le loro go-pro sul sedere degli squali per vedere con chi vanno a cena? Sarebbe impossibile, anche volendo, lasciare un’area davvero protetta al 100%. Per esempio: mari e oceani sono tutti quanti comunicanti e anche creando una riserva protetta non si può fare in modo che l’inquinamento non ci vada a finire. Noi contribuiamo al riscaldamento globale creando la Tropicalizzazione del Mediterraneo e apriamo anche il canale di Suez in modo da dare una scorciatoia a pesci, microganismi e piante acquatiche che sono sempre stati nei mari tropicali che vengono a fare le vacanze in Europa compromettendo tutto l’ecosistema vecchio di milioni di anni.
La nostra terra è comunque tutto un piccolo-grande, unico sistema, con noi – e i poveri animali – dentro.
E forse non sarebbe neanche tanto giusto creare delle campane di vetro visto che, anche se ogni tanto lo dimentichiamo, anche noi facciamo parte integrante della Natura e quindi la soluzione migliore, stando a quello che ha fatto nel tempo, sarebbe la convivenza.
Quindi, per concludere, abbiamo due estremi:
- da una parte è facile comprendere che non è giusto incatenare e drogare le tigri per permettere ai turisti di farcisi le foto;
- dall’altra parte è evidente che non possiamo ormai più permetterci il lusso di lasciare che la natura svolga il suo corso e continui ad evolversi come ha fatto per milioni di anni.
Come, perché e soprattutto chi deve decidere dove posizionarsi nel mezzo?
I biologi perché conoscono meglio di chiunque altro la fauna, oppure i politici perché sono stati eletti dal popolo (anche se non dagli animali) per rappresentarli quindi fanno delle scelte “democratiche “? Le popolazioni locali perché tutto sommato in quella zona ci vivono da sempre non sarebbe giusto buttare nel cesso le loro tradizioni fosse anche il Grindadrap, la mattanza delle balene (che poi non sono proprio balene…), e che tra l’altro non è né sudafricana né thailandese o giapponese ma nordeuropea?
Chi si vuole mettere a gestire il “butterfly effect” che ne deriva?
Una specie è in pericolo (il più delle volte per colpa nostra) la proteggiamo e la re-introduciamo in natura. Tutto questo ovviamente condiziona l’ambiente circostante e tutte le altre specie. Creiamo percorsi turistici per poter avvistare questo animale che però va solo guardato e non toccato. Iniziamo a produrre in Cina le calamite con la faccina dell’animale e a venderle per usare PARTE del ricavato per proteggere l’animale stesso. Qualcuno poi lo mettiamo in un bel parco in modo che si possa vedere da vicino, pagando, tanto una PARTE serve per proteggerlo. Ok, sta in galera senza aver commesso nessun reato (un po’ in controtendenza quello che succede a noi animali-uomo) però è un “ambasciatore” come i ghepardi in Sudafrica (anche se non l’ha scelto) serve a far capire alle popolazioni locali che non è pericoloso …e così via. Poi a volte l’animale diventa troppo presente e inizia a dare fastidio, allora viene controllata la riproduzione o ridotta la presenza… e ricominciamo il giro.
Dubbi (o sogni) di un modesto viaggiatore
Ora, io sono soltanto un viaggiatore che vuole vedere il mondo (magari un po’ più la parte wild) e incontrare i suoi “cugini” animali. Non ho il titolo per poter parlare di queste cose …ma mi da l’idea che qua si sta giocando a sostituirsi a Madre Natura in maniera un po’ strana.
Allora: o stiamo facendo “metti la cera – togli la cera” perché poi il fine ultimo un altro più nascosto, oppure qui c’è una specie di parrucchiere che taglia capelli da una parte e siccome non gli vengono pari taglia anche dall’altra, poi continua a tagliarli perchè non sembrano mai perfettamente allineati … fino a che si renderà conto che non ce ne sono più e a quel punto rischia di tagliare la testa. Non so se mi sono spiegato.